"I consoli inviarono una lettera rispettivamente a Fulvio e a Postumio: le disposizioni erano di abbandonare la zona di Faleri e l'agro Vaticano, e di portare i loro eserciti a Chiusi, mettendo a ferro e fuoco con la massima violenza il territorio nemico. La notizia di queste incursioni costrinse gli Etruschi a lasciare la zona di Sentino per andare a proteggere il proprio paese." – Tito Livio, Ab Urbe condita, XXVII
Una cultura che era stata maestra, al pari dei Greci, per tutta la penisola italica, agli inizi del III secolo a.C. la potenza degli Etruschi era ormai un pallido ricordo. Schiacciati a Nord dai Galli e battuti a Sud dai Romani, conservavano poco del loro antico potere. Gli Umbri, parimenti, un popolo strettamente imparentato coi Sanniti e fortemente debitore nei confronti della cultura etrusca, avevano visto le proprie aree di influenza diminuire progressivamente per mano di altri popoli italici o della calata gallica. Coinvolti nella guerra contro Roma da Gellio Egnazio, disertarono entrambi il campo di battaglia pochi giorni prima dello scontro definitivo, sia per tornare a difendere i propri territori minacciati da distaccamenti romani sia, forse, per pressioni politiche esercitate dall’Urbe presso le fazioni filoromane all'interno della loro nobiltà. Certo è che la loro assenza dal campo di battaglia di Sentino fu cruciale per l'esito dello scontro.